Sei introverso e timido? Ecco come puoi migliorare la tua vita con i colleghi di lavoro

Se siamo timidi e introversi e abbiamo difficoltà a socializzare sul lavoro, allora ecco cosa dobbiamo fare per risolvere la problematica.

Essere timidi e introversi non può di certo essere considerato un difetto. Siamo come siamo. Ma sicuramente, un carattere poco incline alla socialità può avere qualche problema. Non solo nei rapporti personali e sentimentali, ma anche sul posto di lavoro. Ecco come possiamo migliorare la vita insieme al nostro ambiente professionale.

soluzioni per la timidezza
La timidezza, come affrontare i colleghi – arlex.it

Come detto, non dobbiamo colpevolizzarci. Essere timidi e introversi non è un difetto. E, anche se lo fosse, dovremmo imparare ad accettarci. Accettarci, però, non significa non volersi migliorare. Già, perché essere un po’ troppo timidi e introversi può essere qualcosa che, alla lunga, può incrinare un po’ l’armonia, soprattutto sul posto di lavoro.

Anche perché la nostra timidezza, a un occhio superficiale, può essere scambiata per altezzosità, per voglia di non “mischiarsi“. Insomma, essere bollati come “quello con la puzza sotto il naso” è un attimo. Ecco allora come possiamo migliorare la nostra vita sul posto di lavoro, anche se siamo timidi e introversi.

Introverso e timido? Come migliorare la tua vita con i colleghi di lavoro

Essere introversi, dunque, può sembrare una maledizione. Soprattutto in un’epoca in cui dobbiamo essere sempre pronti a nuove relazioni (spesso, ahinoi, costruite prima online). Una maledizione soprattutto se capitiamo in un ambiente di lavoro in cui i nostri colleghi sono stereotipati: loquaci, socievoli, sempre in corsa l’un contro l’altro per essere al centro dell’attenzione. Ecco che, allora, cercare di integrarsi, non solo può essere assai difficile, ma anche estenuante. 

Timidezza, posto di lavoro
Come superare la timidezza sul posto di lavoro – (arlex.it)

Le persone introverse spesso provano un senso di vergogna nel provare a fare rete in grandi gruppi e non riescono a stabilire alcuna connessione reale. Ci si colpevolizza per il semplice, ovvio, aspetto di essere sé stessi. Gli psicologi, invece, ci dicono che essere introversi o no è una questione di energia e concentrazione. Gli introversi traggono la loro energia e preferiscono focalizzare la loro attenzione sui loro pensieri e sentimenti interiori. Gli estroversi, invece, preferiscono agire in modi che attirino l’attenzione degli altri, come mostrare entusiasmo, eccitazione ed emozioni positive.

Nell’immaginario collettivo, gli introversi sono tipicamente creativi, eccellono come ascoltatori, sono bravi a risolvere i problemi e altro ancora. Oggi, dopo anni di studi psicocognitivi, possiamo dirvi che la chiave del successo per gli introversi non è imparare a comportarsi come estroversi. Ma basarsi sui propri punti di forza, come una forte attenzione ai dettagli.

Per esempio, si possono trasformare i colloqui di lavoro in momenti di narrazione. Gli introversi possono trovare conforto preparandosi in anticipo. Si possono definire tre parole o frasi che descrivono ciò che vogliamo che l’interlocutore ricordi di noi, individuando parole o frasi specifiche che ci descrivono meglio; evitare termini comuni come “coscienzioso”.

Ancora, creiamo una serie di storie per rispondere alla (probabile) domanda “raccontami di un momento…”. L’importante è non perdersi in mille parole, ma costruire una storia di due frasi che descriva la sfida o il conflitto, quale azione abbiamo intrapreso, qual è stato il risultato delle nostre azioni e cosa abbiamo imparato. In generale, meglio evitare le grandi adunanze: se ci sentiamo a disagio nel socializzare, troviamo qualcuno che sia anche solo. Gli introversi sono spesso più a loro agio uno contro uno che uno contro molti.

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